Retrospettiva Roberto Rossellini
Riscopri il cinema di Rossellini
In occasione della riedizione di alcuni classici di Roberto Rossellini restaurati e digitalizzati, ci è sembrato importante rivedere la sua filmografia. Il testo che segue, scritto da Freddy Buache negli anni '90, è ancora oggi un punto di partenza, elogiativo e critico, per avvicinarsi all'opera del padre del neorealismo.
Chicca Bergonzi
Nato l'8 maggio 1906 a Roma, Roberto Rossellini si spense in questa stessa città il 3 giugno 1977, pochi giorni dopo il Festival di Cannes dove, presidente di giuria, sempre in movimento, sembrava in ottima forma, esibendo innumerevoli i progetti che ha avviato nei simposi per dare all'evento un carattere diverso da quello di una semplice mostra cinematografica. Inoltre, il palinsesto, incompreso, portava il segno della sua personalità: Rossellini, brutalmente, fece riconoscere che Padre Padrone dei Fratelli Taviani (girato in 16mm, senza stelle) è un atto nuovo nel contesto di un'arte mummificata, mentre il altri spettacoli ripetevano più o meno bene le figure del cinema di routine industriale. E la routine è ciò che ha sempre voluto rompere, soprattutto dopo il suo esordio sotto il fascismo (che sentiva insopportabilmente routine), facendo Roma città aperta in strada con rullini invendibili perché troppo vecchi. Creò così, insieme a Visconti, il neorealismo. Ma l'opzione politica di questo movimento non poteva soddisfare quest'uomo profondamente preoccupato per la spiritualità (...). Da qui Atti degli Apostoli (1969) o Il messia (1975) per la televisione, da qui il viaggio in India nel 1958 ( India Matri Bhumi , uscito nel 1960).
Al suo ritorno, prima di ll generale della Rovere (1959), che gli restituì la fama di produttori, trascorse una settimana a Losanna, invitato dalla Cinémathèque suisse, presentando alcuni suoi film, in particolare Giovanna d'Arco al rogo (1954, oratorio di Claudel e Honegger, con Ingrid Bergman) parlando della civiltà orientale dove si vive drappeggiato (quindi libero dal proprio corpo) davanti alla civiltà occidentale dove il costume sta diventando come un'uniforme, cucita. La filosofia dell'esistenza, per lui, ha sviluppato questa fondamentale differenza tra il "drappeggiato" e il "cucito", tra il radioso amore fraterno e le necessità dell'organizzazione sociale. Da qui i suoi film per la televisione, da qui il lavoro su Marx che stava preparando al momento della sua morte e in cui, portato nel cuore dalla sua giovinezza, sperava di esprimersi interamente. Il sogno si è infranto, lasciando una filmografia irregolare, ma anche il raro esempio di un'intelligenza vulnerabile attraverso la generosità, di uno sforzo costante per mostrare e restituire agli uomini il loro degno potere di tenerezza e di lotta. Perché se probabilmente alcuni dei film di Rossellini faticano a sopravvivere tra i capolavori (a parte Francesco giullare di Dio e L'amore , e ovviamente Roma città aperta e Paisà , oltre che per la televisione La Prize du power di Luigi XIV ), il suo ruolo di cordiale risveglio sempre pronto a rischiare resta capitale tanto quanto imbarazzante.
Freddy Buache, estratto dal libro Il cinema italiano 1945–1990