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Rétrospective Marcel Schüpbach

Cinémathèque suisse

03/05/2025 - 15/06/2025

Retrospettiva di Marcel Schüpbach

Tra fiction e documentari

Nel libro da lui recentemente pubblicato con Bernard Campiche, Instantanés , Marcel Schüpbach spiega che il suo desiderio di cinema nasceva dall'esigenza di comunicare con gli altri, lui che, da bambino, soffriva di aver conservato un leggero accento svizzero-tedesco – era nato a Zurigo – nel suo dialetto giurassiano. Ma in verità, molto rapidamente, anche il giovane Marcel Schüpbach vi trovò un linguaggio che sviluppò istintivamente, nutrito dalle sue visite alla Cineteca svizzera, con un innato senso della struttura, dell'attenzione, della pazienza e del silenzio: il suo cinema non fu mai molto loquace.

Molto presto risparmia per acquistare una cinepresa Super 8, poi prende in prestito una Bolex 16mm con la quale gira i suoi primi cortometraggi, alcuni dei quali sono già notevoli e noti: Murmure (1971), un ritratto del nonno a La Chaux-de-Fonds, e Lermite (1979), basato sull'opera del celebre pittore Bayards. Tra questi esordi documentaristici, rivolse la sua attenzione anche alla finzione con Claire in the Land of Silence (1974), seguito nove anni dopo dal suo primo lungometraggio, L'Allègement , un altro film di poche parole che sublima un'estetica in bianco e nero (vedi di fronte), un po' nello stile espressionista di un film muto.

Il successo di questo primo film lo spinse poi a passare al colore e alle opere di finzione dove cercò un'altra voce, forse più libera, come nel road movie Happy End (1987), girato (quasi) giorno per giorno con il suo duo di attori, Carlo Brandt e la compianta Marie-Luce Felber, un'avventura appassionante che si concluse con un dolore. Questo film, all'epoca frainteso dalla critica, spinse il regista a tornare in televisione, dove girò Violon Passion (1988), uno straordinario documentario sul violinista Pierre Amoyal, a cui è stato appena rubato lo Stradivari. Un film sull'amore (per l'arte) e sulla trasmissione di questa passione, sull'importanza di padroneggiare lo strumento a tal punto da riuscire a dimenticare la tecnica. Mentre lavorava ancora a diversi progetti per i programmi Viva e Tell Quel , il produttore neocastellano Jean-Marc Henchoz (che aveva apprezzato L'Allègement ) gli suggerì di produrre una nuova fiction. Marcel Schüpbach ha scelto di adattare il romanzo di Ania Carmel, che racconta la storia di un padre che cresce i suoi due figli in modo (molto) duro. Sarà The Lambs (1996), scritto in collaborazione con Pascal Bonitzer e Richard Berry.

Ma il lungo percorso verso la produzione di lungometraggi di finzione e i relativi compromessi politici non interessano particolarmente al regista, che ha incontrato realtà ben più essenziali, senza dubbio, nei suoi reportage televisivi. Poi riprese la sua cinepresa per filmare il mondo: più tardi sarebbe diventato uno dei produttori del prestigioso programma Temps présent con il giornalista Jean-Philippe Ceppi. Oltre alla quarantina di reportage realizzati, alternando la sua visione di un mondo lacerato con l'universo più riflessivo della creazione artistica, ha girato anche due documentari che usciranno nelle sale cinematografiche: B comme Béjart (2001), selezionato a Venezia, una delle opere maggiori sul coreografo losannese, e La Liste de Carla (2006), sul lavoro del procuratore Carla Del Ponte in seno al Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia, presentato in anteprima in Piazza Grande a Locarno.

"Il Sollievo" restaurato

La retrospettiva dedicata al regista Marcel Schüpbach propone, alla sua presenza, l'anteprima del restauro di L'Allègement , il suo primo lungometraggio. Presentato in concorso al Festival di Locarno nel 1983, ricevette (tra gli altri) il Grand Prix du Jury des jeunes. Accanto ad Anne-Marie Blanc, Hanns Zischler e Serge Avedikian, la protagonista del film era interpretata da Anne Caudry, una giovane e promettente attrice francese, nipote dello scrittore Georges Bernanos, purtroppo scomparso all'età di 34 anni. Il restauro digitale 4K è stato realizzato dalla Cineteca svizzera con il supporto di Memoriav, sotto la supervisione del regista, a partire dagli elementi originali in 35mm, a Zurigo, presso i laboratori Cinegrell per l'immagine e TonStudioZ per il suono. Le immagini in bianco e nero di Hugues Ryffel, il suono di Laurent Barbey e la musica di Michel Hostettler trovano in questa versione digitale uno splendore del tutto eccezionale, già apprezzato in anteprima dal pubblico, lo scorso anno, al Festival di Locarno.