Grandi speranze: il cinema britannico del dopoguerra (1945-1960)
Grandi speranze
Con una retrospettiva intitolata Grandi speranze , il Locarno Film Festival presenta quest'anno 45 film britannici realizzati tra la fine della Seconda guerra mondiale e il 1960. Fin dalla sua prima edizione, il festival ha mostrato un reale interesse per il cinema britannico e ha assegnato il suo premio principale a Preda (1952) di Charles Crichton. La selezione di Locarno – che include diversi titoli accuratamente selezionati che saranno proiettati a Losanna – celebra gli anni decisivi e l'età d'oro del cinema britannico.
La retrospettiva è stata concepita attorno alla questione dell'identità e della vita britannica, riflessa nel cinema del dopoguerra. Si concentra sulle narrazioni contemporanee (ad eccezione dei film d'epoca e delle narrazioni della Seconda Guerra Mondiale) e tralascia deliberatamente i movimenti contemporanei della New Wave e del "cinema da cucina".
Sebbene i film di guerra non siano rappresentati, l'ombra della guerra incombe sulle motivazioni dei personaggi e plasma i paesaggi segnati dalla vita urbana e dalle sue magre gioie razionate. I film britannici di questo periodo rivelano un paesaggio segnato dal dolore e dallo sradicamento. Descrivono la rinascita di una nazione dalle ceneri del conflitto e ne seguono i vacillanti passi verso la ricostruzione, sullo sfondo del declino dell'Impero britannico.
Grandi Speranze tratteggia un cinema popolare, radicato nella realtà ma che se ne discosta in termini di generi, registi e scelte formali. Ma mentre i film fantasy vengono deliberatamente esclusi, due generi più popolari del dopoguerra – la commedia e il poliziesco – mostrano un lato più audace del cinema e della vita britannica. La selezione mette in luce anche prospettive esterne, come quelle di Joseph Losey e Jules Dassin, americani inseriti nella lista nera che trovarono rifugio nell'industria cinematografica britannica.
Due opere fondamentali di Michael Powell segnano l'apertura e la chiusura di questa selezione. So dove sto andando! (1945, co-diretto con Emeric Pressburger) e L'occhio che uccide ( 1960) illustrano il passaggio del cinema britannico dal collettivo al personale, e dalla modestia all'eccesso. L'occhio che uccide ha tolto il terreno da sotto i piedi a registi e pubblico, segnando la fine di un'epoca e della carriera di Powell, anche a causa della sua tempestosa accoglienza.
In effetti, mentre il cinema popolare britannico alla fine degli anni '50 presentava violenza e sesso – diventando, comprensibilmente, più rumoroso, più appariscente e più allegro – era anche, in quel periodo, brillantemente minimalista. A volte, un riflesso nelle bollicine di una pinta di birra era sufficiente, come in Odd Man Out (Carol Reed, 1947), dove James Mason, che aveva trascorso gran parte della sua vita nell'area metropolitana di Losanna, incarna perfettamente il cinema britannico e i suoi capolavori: esistenzialismo, angoscia e un certo fatalismo.